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Nove anni dopo l’assassino è a piede libero

Nove anni dopo l’assassino è a piede libero

Uccise lo zio e poi lo bruciò: un raccapricciante omicidio tormenta l’Italia da anni. Sebbene condannato, l’accusato non è mai stato detenuto per un solo giorno. Ora è scomparso.

Giovedì 8 ottobre 2015, alle 19:18, un’insolita nuvola si è alzata dal camino della fonderia Pozzoli nel comune di Marcheno, nel nord Italia. Potrebbe essere il momento in cui il corpo del capo dell’azienda viene incenerito in una fornace esplosiva all’interno. Pochi minuti prima, Mario Bozzoli, 50 anni, aveva appuntamento con la moglie per cena. Dopodiché di lui non c’è più traccia. Non c’era niente nemmeno nel forno, il che non sorprende considerando quanto era occupato e le temperature torride.

Il procedimento penale tormenta l’Italia da quasi nove anni, ma in questi giorni è di nuovo particolarmente impegnato. Dall’inizio del mese è scomparso anche l’uomo condannato tre volte all’ergastolo per l’omicidio Bozzoli e gettato nel forno: suo genero Giacomo. Il 39enne si era dato alla fuga con la compagna quando la polizia voleva portarlo via dalla sua abitazione sul Lago di Garda dopo che la Suprema Corte di Cassazione di Roma aveva confermato la sentenza in ultima istanza. figlio

Adesso Giacomo Bozzoli è ricercato in tutta Europa con un mandato di cattura internazionale. Una rotta attraversa la Francia fino alla Spagna. Altri sospettano che il figlio di un ricco imprenditore possa aver viaggiato nei Balcani, sulla base dei legami familiari. Pochi hanno escluso la Germania come punto di fuga: la recente fuga di un altro italiano che ha ucciso la sua ex fidanzata nel nord del Paese si è conclusa a novembre sull’autostrada A9 vicino a Lipsia.

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Ad oggi il nipote condannato non ha mai trascorso un solo giorno in carcere. Inoltre non ha mai confessato. Nell’interrogatorio ha detto di essere innamorata di suo zio. Tuttavia i tre tribunali decisero all’unanimità che Giacomo Bozzoli era l’assassino. Nutriva un “odio ostinato e incontrollabile” nei confronti dello zio perché, a suo avviso, guadagnava soldi alle spalle del resto della famiglia. Aveva salvato il suo numero sul cellulare come “Aasal”.

Secondo le indagini, il genero ha portato il corpo dell’uomo assassinato nel forno subito dopo il delitto con l’aiuto di due operai. Uno dei due venne trovato morto in un bosco sei giorni dopo. Ha ingoiato una capsula di cianuro, presumibilmente un suicidio. Nella sua abitazione gli investigatori hanno trovato 5mila euro in contanti, forse come ricompensa. Anche l’altro lavoratore sarà presto accusato di complicità nell’omicidio, riferisce la Rai.

Oltre al consueto entusiasmo per un simile inseguimento, crescevano le critiche alle autorità perché Giacomo Bozzoli era rimasto latitante per tutto il tempo e nessuno pensava che avrebbe potuto evitare il carcere se fosse stata emessa la sentenza definitiva. Un altro zio, Andrea Rossini, ha sintetizzato così: “Ha avuto nove anni per preparare tutto questo”. I funzionari si giustificano dicendo che il condannato si presentava sempre agli appuntamenti.

Dopo la scomparsa, i vicini del Lago di Garda hanno riferito che Bozzoli, la sua compagna e il figlio di otto anni non si vedevano da una settimana e mezza. In ogni caso, quando il 1 luglio è arrivata la polizia, la casa era vuota: agli investigatori non è rimasta altra scelta che sequestrare computer e laptop. Poi, il SUV di famiglia, Maserati, è stato avvistato diretto in Francia il 23 giugno. Successivamente dalla Spagna è arrivata la notizia che una coppia aveva affittato una stanza a Marbella con documenti regolari fino al 30 giugno. Ma tutto questo potrebbe essere un inganno.

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Il padre del complice di Bozzoli ora lo supplica di non scappare. “Questa cosa mi distrugge”, ha detto Daniel Colossi in televisione. “Per il suo bene, ma soprattutto per mia figlia e mio nipote, spero che si riprenda presto.” Gli inquirenti sospettavano che Bozzoli volesse arrendersi dopo aver festeggiato per l’ultima volta in libertà con il figlio il suo nono compleanno. Compleanno l’8 luglio, questo lunedì.

Questo presupposto ora è stato risolto: la compagna e il figlio sono tornati in Italia venerdì in treno dalla Francia. Durante la prima udienza, la donna ha detto di essere rimasta scioccata per la condanna all’ergastolo definitiva del suo compagno, di aver perso la memoria e di aver smarrito il cellulare. Di Giacomo Bozzoli ancora nessuna traccia.