Sardegna. Di vasta portata la protesta delle compagnie di trasporto sarde contro l’aumento dei consumi di carburante: centinaia di camion e container scoperti sono stati bloccati nelle aree portuali di Olbia e Cagliari. Le lotte continuano, però.
Nonostante gli accordi contrastanti tra il governo italiano e le associazioni automobilistiche italiane, in Sardegna ci sono proteste. Il motivo: molti camionisti sardi non sono organizzati in associazioni e operano in modo autonomo. Fermando i camion nell’area portuale e bloccando strade e strade di accesso ai porti di Olbia e Cagliari, perseguono un solo obiettivo: ridurre i prezzi dei carburanti.
Nel fine settimana sono stati intercettati 400 container e 300 autoarticolati al terminal Grendi di Cochlear e 140 container e 70 autoarticolati non sono stati più spostati ad Olbia. Ciò ha conseguenze anche per le navi in arrivo, che non possono più morire altre unità di trasporto. Le società del Gruppo Grundy sono particolarmente preoccupate. Antonio Muso, amministratore delegato di Grendi Trasporti Marittimi, ha dichiarato all’agenzia di stampa italiana Ansa: “Se i combattimenti in Sardegna non finiranno, saremo costretti a chiudere i nostri legami con l’isola”. Una nave appartenente a un gruppo di società è arenata. Al porto Cocleare.
Anche Kobakri, un’unione agricola, è preoccupata e ha chiesto l’intervento del governo. La resistenza dei camionisti sardi sta avendo un impatto significativo sulla catena di vendita al dettaglio, sulla distribuzione dei mercati alimentari e sulla situazione economica di migliaia di aziende agricole in Sardegna e in altre parti d’Italia. Lo scambio di merci con l’isola è a rischio e comporta tuttora perdite finanziarie incalcolabili, soprattutto per le imprese agricole, oltre a un notevole deterioramento delle merci. (Sì)
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