12 luglio 2024
Quasi la metà dei dipendenti soffre di stress eccessivo: un numero record che dimostra che il burnout è un problema strutturale, non psicologico.
Negli ultimi anni i fenomeni sociali che circondano il tema del lavoro sono diventati travolgenti. Intorno al 2021, le aziende di tutto il mondo hanno vissuto un’ondata di licenziamenti senza precedenti, nota come le “Grandi Dimissioni”. Sulla scia della pandemia di coronavirus, molti dipendenti hanno deciso di lasciare il lavoro e cercare nuove opportunità che meglio si adattino alle loro esigenze e ai loro valori.
Poco dopo, la tendenza del “ritiro silenzioso” si è fatta un nome, soprattutto tra i giovani su TikTok. Forse da allora l’ondata di licenziamenti si è attenuata, ma è stata dichiarata guerra alla cosiddetta “cultura del trambusto” – cioè all’idea che il successo si possa raggiungere solo con un impegno costante e rinunciando allo svago e al relax – e che il lavoro si fa solo rigorosamente secondo le regole. Da allora, sempre meno dipendenti hanno compiuto quel famoso passo in più.
Ora anche questa fase si è sviluppata e si è trasformata in una crisi acuta: il “Grande Burnout”. Tra scadenze e resoconti di catastrofi provenienti da tutto il mondo, si respirava una sensazione generale di stanchezza. Burnout, stanchezza ed esaurimento stanno raggiungendo sempre più persone che lottano per portare a termine il proprio lavoro quotidiano.
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