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Tre cose sono emerse nella partita Croazia-Italia

Tre cose sono emerse nella partita Croazia-Italia

©Getty

Il problema dell’attaccante italiano: Matteo Rettegui è un vecchio luogo comune

Nessuno chiede Bobo Vieri, Pippo Inzaghi, Luca Toni, Mario Balotelli, o le brillanti figure fantasy Robbie Baggio, Francesco Totti o Alessandro Del Piero. Ma il classe 2024 della Squadra Azzurra non ha nemmeno un attaccante di semipregio come Ciro Immobile in giro.

Contro la Croazia, invece, ha provato a imporsi Mateo Retegui, nato in Argentina 25 anni fa. Retegui, l’attaccante del Genoa, ha ottenuto presto la cittadinanza grazie ai nonni italiani. Anche adesso, ad esempio, non è raro che il centrocampista e campione d’Europa Jorginho venga naturalizzato.

Tuttavia, essendo giunto nel suo paese d’origine da adolescente e avendo già vissuto in Italia per dieci anni; Retegui non aveva mai messo piede sul suolo italiano prima del suo debutto in nazionale con la Squadra Azzurra nella primavera del 2023. Tale era il bisogno degli Azzurri in attacco. Ma non è chiaro il motivo per cui Retegui fosse così frettolosa.

L’attaccante non è particolarmente veloce e non sa cosa fare con la palla. Contro la Spagna, ci sono voluti 20 minuti dopo la sua sostituzione per prendere palla per la prima volta. Contro la Croazia è stato più attivo e ha tirato più tiri di qualunque altro giocatore (tre, tutti nel primo tempo), ma ha sempre avuto l’aspetto di un attaccante dall’aria triste.

È un attaccante della vecchia scuola che, se riceve la palla nel punto giusto, può mandarla in porta. In caso contrario, ha sempre almeno una gamba in fuorigioco, tirando agli avversari o inciampando sulla palla e poi sdraiandosi sull’erba per un’eternità (d’accordo, raccontata da Marcelo Brozovic nella scena in questione dopo l’inciampo di Retegui). la palla). Le è stata inavvertitamente data una leggera strofinata.) Retegui è un vecchio cliché italiano – e in quanto originario dell’Argentina.

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Tuttavia, Retegui rappresenta ancora più una minaccia da gol rispetto a Gianluca Scamaca, che avrebbe dovuto cimentarsi in attacco nelle prime due partite. Nel sistema di calcio forte di Spalletti, Scamacca è pensato per essere un giocatore sulla parete che dovrebbe passare la palla a Nicolò Barella o ad un altro potente calciatore in area di rigore.

Ma per fare questo devi portare la palla in area di rigore. Oppure passa la palla dove il giocatore può essere placcato. O se necessario, sparati e basta. Non ha fatto quasi nulla di tutto ciò. Le cose sembrano altrettanto cupe per i Wings. Chiesa ha deluso ogni partita contro la Spagna e contro la Croazia ha dovuto lasciare il posto a Giacomo Raspadori, che non ha fatto molto neanche lui.

Anche se gli Azzurri riuscissero ad avanzare agli ottavi, il solo fatto di sperare in gol da sogno è una pessima strategia.